- Luca Locci
- Tradizione Sarda
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Quanta eternità è custodita in una pietra?
Forse non ne erano consapevoli i nostri avi, quando le hanno sovrapposte in un equilibrio perfetto in cui la stabilità di ciascuna dipendeva ed era artefice della stabilità delle altre.
Quando sono riusciti ad unirle indissolubilmente insieme, senza l’ausilio né del cemento né della calce, in un prodigioso incastro fino a 22 metri d’altezza.
Quando hanno trasformato quelle semplici pietre in coniche, imponenti costruzioni, tanto maestose da incutere soggezione: i nuraghi.
Questo avvenne nientemeno che nel II secolo a. C. e di nuraghi se ne annoverano ancora circa 7.000 dislocati in tutta la Sardegna, anche se pochi sono integri: prima che fossero dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO per salvaguardare la loro straordinaria unicità culturale, molti sono stati letteralmente smantellati per riutilizzarne le pietre a scopi edili.
La lista dei nuraghi meglio conservati rimane comunque lunga: da Su Nuraxi a Barumini, al Nuraghe Santu Antine a Torralba, dal Nuraghe Arrubiu di Orroli al Nuraghe Majore di Tempio Pausania, dal Nuraghe Losa di Abbasanta al complesso nuragico di Palmanova nei pressi di Alghero, dal villaggio nuragico di Tiscali al Nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca, al Nuraghe Diana di Quartu Sant’Elena, che fu addirittura adibito a fortino durante la Seconda Guerra Mondiale.
La loro effettiva “destinazione d’uso” non è ancora stata stabilita: forse abitativa, forse religiosa o astronomica, forse di controllo del territorio o militare, come gli studiosi propendono a credere. O forse, avevano una funzione polivalente.
Di certo, al cospetto della saldezza e resistenza di tali costruzioni, viene da interrogarsi sulla precarietà e fragilità di edifici e infrastrutture eretti ai giorni nostri, che si disfano miseramente per incuria, superficialità, materiali scadenti, cattiva realizzazione e ancor peggiore gestione.
Ai piedi dei nuraghi, solleviamo lo sguardo verso l’alto in ammirato, rispettoso silenzio, quasi tendendoci, intenti a captare le voci che hanno inghiottito, gli eventi di cui sono stati teatro, le vite con cui hanno condiviso la loro ombra e il loro tempo.
Le emozioni e le parole, che impregneranno le loro pietre per l’eternità. S.L.