- Luca Locci
- Tradizione Sarda
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Tutti conosciamo la leggenda dell’araba fenice, l’uccello mitologico capace di rinascere dalle proprie ceneri. Ma forse non tutti sappiamo che da quelle ceneri, simbolicamente è nata anche una piccola fenice sarda: la pavoncella.
Forse basterebbero la sua forma, i suoi colori e la sua somiglianza con l’araba fenice a giustificare curiosità e ammirazione, ma ad essi si aggiunge la storia con cui è diventata un emblema della nostra isola.
La sua origine risale all’arrivo dei Bizantini in Sardegna, nel lontano 534 d.C.. Anche perché prima di allora il pavone non faceva parte della nostra fauna. Probabilmente il disegno del suo piumaggio ha contribuito a renderla di buon auspicio per la fertilità e la salute degli uomini, della terra e degli animali, fino a fare della pavoncella un vero e proprio amuleto la cui magìa si è perpetuata nel tempo, fino ai giorni nostri.
Troviamo la sua figura stilizzata in moltissimi ambiti: dalla decorazione di mobili e ceramiche alla biancheria per la casa, dal pane (il tipico “Coccoi”) ai gioielli. C’è stato perfino un artista, Antonio Soddu Pirellas, che ha realizzato l’immagine di una pavoncella su un campo di grano di 13 ettari, sito tra Ussana e Donori, servendosi per tracciarla di oltre 5 milioni di piante di erba medica! Indubbiamente una delle opere più originali che la pavoncella abbia ispirato.
Rintracciamo un riferimento che la riguarda anche nella poesia Volarono di Giuseppe Ungaretti: “…Pavoncelle calate qui, in Sardegna svernato…”.
Non sappiamo se anche la nostra piccola fenice sarda sia capace di rinascere dalle proprie ceneri, ma nel suo caso sembrerebbe davvero superfluo: nonostante i secoli che passano, lei continua ad essere talmente longeva da sfiorare l’immortalità.