LA DANZA DELLE MEMORIE

Il passo è breve, cadenzato e pesante, la sua vibrazione sembra far tremare la terra. Eppure il suono non proviene dal suolo; si scarica sotto i piedi ma si propaga, sordo e minaccioso, dalle spalle verso il cielo.

Il gruppo procede ordinato e coordinato, i movimenti s’incastrano, con perfetta armonia: in dodici sono al centro, in due file parallele, altri otto li affiancano esternamente. Tutti disciplinati, come un piccolo schieramento militare; solenni, come una insolita processione.

Chi sono?

Non sono né soldati, né religiosi, ma anche il loro rito è cominciato con la vestizione. I dodici centrali con il loro abito di velluto scuro, la casacca nera di pelle ovina, le scarpe in pelle conciate a mano. Sa visera, una maschera antropomorfa di legno nero, solitamente ontano, diventa la loro suggestiva identità. Sul capo portano la berritta sarda, fermata con un fazzoletto. Ma il loro accessorio più impegnativo è sa carriga, la serie di cinghie in cuoio, con un voluminoso mazzo di campanacci, issata sul dorso ed un’altra serie di campanelle bronzee più piccole, sistemate tra lo sterno e lo stomaco.

Bisogna avere il fisico adatto, non soltanto per portare il peso di oltre 25 chili de sa carriga, ma soprattutto per sopportare la stretta delle cinghie sul respiro e il contraccolpo durante i saltelli della camminata. Anche per questa ragione non tutti possono diventare dei Mamuthones: occorre avere muscoli e la stoffa giusta.

Gli otto accompagnatori che li affiancano e compensano la loro andatura grave, esibiscono un abbigliamento più raffinato: la berritta nera è fissata al mento con un fazzoletto colorato, indossano pantaloni larghi, camicia bianca, corpetto rosso, delle sopracalze di lana nera. Completa la loro veste una tracolla di pelle e stoffa, da cui pendono dei piccoli sonagli e uno scialle con dei ricami annodato in vita, che cade trasversalmente sulla gamba sinistra. Tra le mani tengono la soha, una fune in giunco. Sono gli Issohadores.

Il gruppo avanza con passo lento; i Mamuthones calibrano il suono sincrono dei campanacci con un colpo di spalla una volta a destra, una volta a sinistra. Gli Issohadores si muovono con una leggerezza opposta ma complementare, e di tanto in tanto lanciano agili la soha, il loro laccio, per catturare qualcuno del pubblico.

Dove e quando?

Queste maschere sono le protagoniste della tradizione di Mamoiada e il primo cerimoniale dell’anno avviene in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, il 17 Gennaio, che segna l’inizio del Carnevale.

Non si è ancora risaliti all’antico significato di questo rito, né alla sua vera origine, ma non sempre è necessario conoscere qualcosa per saperla: il ritmo modulato e ripetuto, energico e incalzante, affascinante e sinistro dei Mamuthones, fa vibrare corde che ci risuonano dentro, nell’antro più arcaico della nostra anima. E ci fa danzare la musica delle nostre più lontane radici.

Prodotto aggiunto alla lista dei desideri
Prodotto aggiunto per confrontare.